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Il materiale che troverete in questa pagina è il frutto di una ricerca condotta dalla Dott. Maria Grazia Imarisio, che si è interessata in particolar modo alla nostra iniziativa di restauro\recupero; si è prodigata nel ricercare informazioni,foto e documenti presso l'archivio storico di Moncalieri e nel tradurre alcune parti dal latino all'italiano, svolgendo un grosso lavoro per la nostra associazione. Rimane inteso che il materiale è di proprietà della Imarisio ed è VIETATA OGNI RIPRODUZIONE AL DI FUORI DI QUESTO SITO O NON APPARTENENTE ALLA ASSOCIAZIONE.

IL FEUDO-CURTIS ABBAZIALE DI CARPICE - DOTT IMARISIO (anteprima)

Prima dell’anno mille, Calpice (in seguito Carpice) è un’attiva comunità agricola organizzata e provvista di proprie chiese e cimiteri, mulini e peschiere, compresa nella Marca di Torino, posta sotto Arduino il Glabro (940-976), figlio di Ruggiero, conte di Auriate.

A nominare Arduino il Glabro, intorno al 940, è re Ugo di Provenza, signore del Regno d’Italia alla ripresa della vita politica, quando ancora il territorio è disseminato di rovine lasciate da Ungari e Saraceni.

Da Arduino il Glabro discende Adelaide di Susa che ha dato inizio all’influenza savoiarda in Piemonte, sposando Oddone, figlio del primo conte di Savoia Umberto Biancamano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le curtis di Calpice e di Sangano resteranno puntelli essenziali per la vita economica di San Solutore.

Del centro curtense presso il None, San Solutore può disporre di «Ecclesias edificatas in curte que dicitur Calpice cum cimiteriis et medietate totius decime ipsius curtis [...] medietate omnium laborativarum terrarum».

È la premessa di un’acquisizione progressiva, ma completa, della corte di Calpice da parte di San Solutore: il 21 aprile 1072 il monastero acquisisce diversi beni da Bonifacio del fu Corrado, tra cui un mulino e tre battitoi (da canapa) presso il None (attuale Chisola). Con atti del 1079 e del 1080 la contessa Adelaide di Savoia (figlia di Olderico Manfredi della famiglia arduinica-marchesi di Torino, 1020 ca-1091) pone sotto la protezione marchionale il monastero e i suoi beni e a esso lega l’altra metà della corte di Calpice.

Nel 1079 Adelaide concede la corte di Calpice in semplice feudo, mentre col successivo atto del 1080 il Monastero di San Solutore ne diviene effettivo proprietario. Da allora Calpice sarà uno dei possessi più considerevoli della potente abbazia torinese. È ancora il secondo atto a fornire il diritto a entrare in possesso «amplius» di ogni pertinenza della corte che in Calpice potrà risultare spettante alla contessa.

A Carpice sorgono allora la Cappella di San Quirico «ubi dicitur in pasquo» e «Capella una constructa […] in honore Sanctæ Dei genitricis Mariæ» (1080).

Tutte e due sono dotate di un proprio cimitero ed entrambe dipendono dal monastero di San Solutore Maggiore di Torino....

 

Questa è solo una piccola anteprima del lavoro...  per approfondire scaricate il file completo in formato PDF  quà sotto:

La storia dell’importante curtis di Calpice s’intreccia con quella del potente monastero vescovile benedettino dei santi martiri Solutore, Avventore e Ottavio, fondato nel 1003-1006 dal vescovo Gezone (998-1011) nel sito dove oggi sorge il Mastio della Cittadella, allora fuori le mura della città di Torino.

 

Gezone dota con generosità il nuovo istituto monastico: il castello di Mucuriase, la corte incastellata di Sangano con tutte le sue pertinenze; 350 iugeri di terra in Carignano; la decima di Stoerda; le chiese e metà della decima della corte di Calpice; la permuta fatta in Bulgaro (Borgaro Cornalesio) con Giselberto di Bagnolo; un acquale e un mulino sulla Dora; molti altri beni nel Chierese, in Testona, Rivoli, in Provenza e la miniera di Col San Giovanni…

 

 

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